All hallows eve

Il polso del quartiere che cambia si misura anche e soprattutto da quanti bambini bussano alla porta la sera del 31 di Ottobre. In una serata calda e umida, parecchi vicini passeggiavano per le vie, di casa in casa con secchi a forma di Jack’o’lamp per raccogliere le caramelle, piccoli e grandi in costume, ignorando anche la pioggia.

La gente sedeva sui front porch perché per qualche motivo è ancora estate, e ogni casa ospitava la sua piccola festa, piccoli party si improvvisavano sugli angoli delle strade. Per questo Halloween è la mia festa preferita, qui in America: la gente esce di casa e socializza, apre la porta anche agli sconosciuti, siede sul portico che da sulla strada invece che su quello che da sul giardino.

La città che ha paura ad uscire di sera, ieri era tutta riversata per le strade, a complimentarsi a vicenda per i costumi.

Leggo dall’Italia urla di disperazione per l’arrivo di tradizioni che non ci appartengono. Come se mai ci fossimo fatti problemi, prima, ad importare fesserie dagli Stati Uniti. Come se vivessimo in una teca di cristallo, dove le cose si vedono ma sono fuori e non possono entrare. Come se le tradizioni della cristianità non fossero a loro volta impiantate su altre tradizioni religiose, venute prima e poi dimenticate.

Ma state sereni, ci sono qui io a combattere per voi. Si, certo, ieri sono andata ad una festa dietro l’angolo con ridicole orecchie da gatto sulla testa. Ma nei prossimi giorni diffonderò la sacra tradizione italiana della zuppa di ceci con le cotiche tra questi barbari, e vendicherò il suolo natio invaso da usanze straniere. E speriamo che serva a farci diventare tutti un po’ più furbi.

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