Di Marlon James
Questo romanzo ha vinto il Man Booker Prize nel 2015, ed è così che mi è capitato tra le mani, in un display in biblioteca con i finalisti del premio.
E’ il terzo libro di James, e non so come siano i primi due, ma questo è stato, per me, osticissimo ed appassionante.
Appassionante perché è uno squarcio su un mondo che non conoscevo, la Jamaica di Bob Marley, la vita nei quartieri poveri e violenti di Kinston nel 1976, anno in cui spararono al cantante. I punti di vista di almeno una 20ina di personaggi si alternano nella narrazione, sempre in prima persona, e con un flusso del discorso “fluviale” e ininterrotto.
La parte ostica è proprio la scrittura: James usa il dialetto locale per molti dei personaggi, ed è stata durissima abituarsi al linguaggio ed al ritmo, per non dire dello spelling e delle parole regionali, che a volte mi sono dovuta fermare a cercare per poter proseguire nella lettura,
La narrazione si sposta poi negli Stati Uniti degli anni ’80, raccontando la tensione tra cartelli della droga Jamaicani e Colombiani, e perde molto nella nuova ambientazione.
7 killings è uno smilzo libretto di 700 pagine, quindi avvicinatevi a vostro rischio e pericolo. Ma se vi ci avvicinate, penso valga la pena.
Parte del mio reading challenge 2016.