Immigrazione in Canada: uno sguardo indietro

As Halifax c’è un museo che è l’equivalente della Ellis Island newyorchese: si chiama Pier 21, e originariamente era il primo porto di sbarco di tutti gli emigranti dall’Europa, il più vicino alla costa del vecchio continente.

Negli anni, arrivati treni, aerei e mezzi economici, gli europei sbarcano ad Halifax relativamente di rado, o comunque procedono in fretta per altri lidi, con migliori economie e magari anche migliori climi.

La migrazione italian in Canada è relativamente recente, è andata abbastanza forte fino agli anni sessanta del ‘900, e comunque ha avuto il suo apice tra le due guerre. Non è statasempre rose e fiori, come non sempre la nostra cucina è stata condierata tra le migliori al mondo.

Quando i popoli migranti sono percepiti come inferiori, il profumo di lasagne diventa puzzo d’aglio e si fa presto a fare di tutta l’erba un fascio – come sotto il fascismo.

Una mostra attuale mostra come i nostri conterranei non abbiano avuto vita molto facile nel Canada sotto la guerra, e insieme a loro tedeschi, giapponesi e ukraini, individuati come “nemici” e spesso confinati in campi o apertamente emarginalizzati, al punto da spingerli a cambiare nome per nascondere le proprie origini.

La mostra, visibile al Pier 21 ma itinerante per il Canada, è fatta soprattutto da testimonianze dirette.

Non è male rinfrescarsi la memoria, di tanto in tanto.

 

Nove modi per emigrare in Canada

Articolo ruffiano, visto che quelli sul Canada sono i post più seguiti, e poi ho avuto un’impennata dopo l’elezione di Trump:

  1. Se avete un genitore canadese, siete canadesi anche voi. Che fate ancora davanti al computer?
  2. Sposate un cittadino canadese. Son carini e simpatici. Inoltre, non c’è veramente bisogno di sposarli: anche una common law partnership, ovvero una convivenza, è sufficiente.
  3. Trovate lavoro li. Duh.
  4. Se siete cittadini degli stati appartenenti al Nafta, avete liste privilegiate, ma solo per certe professioni
  5. Considerate i programmi delle singole provincie per Skilled Workers: se la vostra professione è nelle liste di quelle più desiderate, dovreste avere una via facile.
  6. Se avete un pò di soldi, considerate di immigrare come imprenditori.
  7. Fate l’università in Canada
  8. Potete stare fino ad un anno come turisti, e approfittare per darvi un’occhiata in giro. Attenti, in teoria non è possibile cercare lavoro con un visto turistico.
  9. Le liste federali, se siete qualificati, sono veloci ed efficienti.

 

Auguri a tutti.

Emigrare in Canada: agricoltori e studenti

Qualche news per voi: il Canada è in passivo di circa 60.000 persone nel campo dell’agricoltura, denuciano le associazioni di categoria. Il problema è dato in generale dall’invecchiamento della popolazione e in particolare dalla difficoltà di raggiungere i luoghi remoti dove la suddetta agricoltura si pratica. Ora aspettiamo e vediamo se il governo Trudeau reagirà alla notizia.

Nel frattempo, gli studenti internazionali sono nel mirino – in senso buono – del ministro McCallun. Si sta infatti studiando una via privilegiata per far aver loro residenza permanente e cittadinanza in tempi relativamente brevi, in quanto sono “materia prima per diventare nuovi Canadesi”.

Emigrazione in Europa: Uk vara nuove leggi

Un articolo del Guardian mi informa che il Regno Unito sta cambiando le sue leggi sulla permanenza nel paese dei cittadini non europei.

A quanto pare, al momento di richiedere il permesso di rimanere in Inghilterra a lungo termine se si ha un visto da Skilled Worker, bisogna dimostrare di guadagnare più di 35.ooo sterline l’anno.

Naturalmente alcune categorie sono esenti, tipo gli infermieri, per i quali a quanto pare non riteniamo necessario spendere 35.000 l’anno, ma ci sono comunque indispensabili, quindi possono stare anche sotto la soglia di decenza.

Le motivazioni del governo sono di tipo protezionista: vogliamo che le aziende investano in formazione di cittadini inglesi, invece di rivolgersi altrove. E di nuovo, forse i cittadini Uk farebbero più volentieri gli infermieri se lo stipendio fosse più allettante.

L’articolo sul Guardian si focalizza naturalmente sul gruppo di cittadini del primo mondo che verrano penalizzati incidentalmente da queste scelte “legiferatorie” (in copertina flautista bionda  americana che lavora per una no profit: l’esempio di migrante medio).

Proposte da parte delle associazioni di migranti per variare la legge in un modo o nell’altro non hanno, per il momento, ottenuto risposta.

 

Emigrare in Canada: meno attesa per i coniugi

Qualcuno di recente ha portato la mia attenzione sulla situazione dei coniugi di cittadini canadesi, che canadesi non sono.

Negli Stati Uniti, lo sapete tutti per aver visto molti film, il matrimonio è una delle strade sicure per la cittadinanza.

In Canada no: si ha diritto a diventare permanent resident in prova per due anni, nel caso il matrimonio non regga. Se regge, la residenza diventa stabile, ma il percorso per la cittadinanza va fatto come tutti gli altri, e non avviene in automatico.

Qualcosa sta cambiando, però, sul fronte dell’attesa per la permanent residence. A breve, gli spouses (ricordiamo che in Canada ci si può legalmente sposare con persone appartenenti al proprio stesso sesso) non dovranno attendere i due anni di prova per ottenere il prezioso documento.

Le motivazioni sono di pura equità. Se da una parte l’attesa doveva essere utile a svelare matrimoni “combinati”, fatti solo per ottenere il documento, dall’altra mettevano il coniuge in attesa in una situazione di debolezza e passibilità di ricatto: il governo ha valutato che il rischio di violenze domestiche non denunciate per paura di perdere il visto fosse più alto di quello dell’occasionale coppia arrangiata ad hoc.

Oltretutto, ha commentato il ministro dell’immigrazione John McCallum, le verifiche che non si tratta di frode vanno fatte prima, non dopo, il rilascio del visto.

Per quanto riguarda invece la cittadinanza il percorso rimane lo stesso: potete ottenerla solo se vivete in Canada, e non per proxi atttaverso il coniuge.

 

Emigrare in Canada: nuove regole per la cittadinanza?

Il governo canadese sta considerando di cambiare le regole per la richiesta della cittadinanza da parte delle persone con permesso di residenza.

Sorpresa, le regole diventano meno restrittive:

  • Sarà necessario riesiedere in Canada per 3 anni su 5 (senza limite annuale) prima di poter far domanda di cittadinanza.
  • Sarà necessaria una conoscenza base della lingua inglese.
  • Non sarà più necessario dichiarare che si intende risiedere in Canada una volta ottenuta la cittadinanza.
  • Si terrà in considerazione il tempo trascorso in Canada  prima della residenza permanente al fine di calcolare i giorni di permanenza nel paese.
  • Solo tre anni di tasse canadesi pagate saranno necessari.

Infine, ultimo ma non per importanza, ognuno potrà mantenere la doppia cittadinanza.

 

E’ onesto dire che queste regole non sono interamente nuove (infatti erano in vigore quando io ed ilCdV facemmo richiesta di residenza permanente), ma saranno probabilmente riadattate dopo che il governo Harper le aveva modificate in peggio.

Il Canada discute di abbassare il requisito di conoscenza della lingua

Molti mi scrivono chiedendo se è necessario sapere l’inglese o il francese (o entrambi) per emigrare in Canada.

La risposta è genericamente si, l’inglese, ma in realtà è più complicato di così. Il test a punti per gli skilled worker visa comprende molte competenze e la lingua (le lingue) è solo una di queste. Ma certo aiuta. E non solo nel passare il test, ma nella vita nel nuovo paese, sapere la lingua è abbastanza importante.

Ma non definitivo, come sembrano riconoscere alcuni membri del parlamento Canadese che richiedono a gran voce che questo particolare requisito per entrare nel paese venga reso un poco meno rigido.

Essendo un paese di emigranti, molti Canadesi di seconda generazione hanno davanto agli occhi nonni e genitori che sono emigrati non conoscendo la lingua eppure sono diventati una parte importante e certamente produttiva della società.

Trudeau ha promesso di riconsiderare seriamente la legge del 2014, passata dal governo conservatore, che stringeva le maglie sulla questione della lingua.

E’ un argomento complesso e certo affascinante, dopo l’aspetto fisico – leggi colore della pelle o abbigliamento – la capacità di parlare la lingua del posto è la cosa che ci aiuta di più ad integrarci in un paese. Ma è giusto? E soprattutto, ha senso? Possiamo permetterci (ed è etico?) di mandare via una fetta di emigrazione cospicua e magari perfettamente integrabile con un poco di tempo e pazienza, solo perché non raggiunge la soglia di Inglese che noi riteniamo necessaria?

Ormai saprete che se fosse per me abolirei le frontiere, ma se avete un’opinione mi interessa.

Oltretutto, sono buone notizie per molti di voi che mi scrivono con questo dubbio. Evidentemente, la mancata conoscenza delle lingue non riguarda solo migranti indiani sopra i 55 anni 🙂

 

Trasferisrsi in Canada: la Nova Scotia vuole immigrati. O no?

Ho vissuto 4 anni in Nova Scotia e la mia esperienza è stata eccezionale. Ho sentito anche spesso opinioni contrarie alla mia (più spesso da chi non c’era stato, per la verità).

Ora la popolazione della provincia è in diminuzione e c’è preoccupazione tra i politici e gli amministratori per questo problema. Una ovvia soluzione, ed una per la quale il Canada è noto, sarebbe incoraggiare nuove ondate di migrazione verso l’interno, cominciando ad esempio dai numerosi profughi Siriani in cerca di nuova patria in questo periodo.

Halifax – capitale della provincia – in particolare è molto lanciata in questa direzione. Le iniziative per attrarre nuovi possibili cittadini si moltiplicano, come questa job fair indirizzata specificatamente agli stranieri (per ora). Se poi avete soldi da investire, va da se’, sarete super benvenuti.

Infatti, c’è più richiesta di nuova forza lavoro di quanto il governo federale permetta di incoraggiare, e i governanti locali premono perché venga eliminato il limite imposto dal governo Harper, c’è speranza che il nuovo primo ministro, Trudeau, ed il suo neonominato governo vada in questa direzione.

Tuttavia non mancano le voci contrarie a questa logica che pare ovvia.

Da una parte le zone più periferiche della provincia, come Cape Breton, anche loro vorrebbero un’ondata di migrazione, ma sono preoccupati di non avere abbastanza persone per gestire i servizi che servirebbero ai migranti (il che è un pò un cane che si morde la coda).

Dall’altra la provincia, che è lontana dal cosmopolitismo di Vancouver, Montreal o Toronto, spesso espreme un sottile ma reale razzismo nei conronti delle minoranza, secondo questo articolo di CBC.

Naturalmente i media locali respingono queste accuse, e insistono che non solo la provincia abbia accolto un numero sufficiente di migranti, ma che i politici dovrebbero concentrarsi sul trattenere gli abitanti che se ne vanno, piuttosto, possibilmente, va da se’, con sgravi fiscali.