Un bene al mondo

di Andrea Bajani

Un bambino, un villaggio, un dolore dalla forma canina, che segue il bimbo e gli tiene compagnia. Una scrittura affabulatoria e sapientemente vaga.

Ce n’è abbastanza per fare un best seller di questo rmanzo di Bajani. E anche più che a sufficienza per darmi gentilemente sui nervi.

Siccome si legge bene, l’ho finito d’un fiato, ma più che altro per togliermelo da davanti agli occhi, per passare a letture più consistenti, meno permeate di metafore smorfiose.

L’autore vuole dirci che crescere è difficile, che i dolori vanno coltivati ma non eccessivamente, che la crescita e il dolore sono… che sono esattamente? Non si sa con certezza, ma qualcosa, senz’altro.

L’autore lo sa, allude pesantemente nelle ultime pagine del libro, e poche cose mi infastidiscono più di un autore alludente che fa capolino dalle pagine del suo romanzo.

Il che spiace, perché altri libri di Bajani mi sono piaciuti. Ma insomma.

Bellissima, però, la copertina del libro.

 

 

 

Nobody’s Fool

di Richard Russo

Un libro del 1994, al quale sono approdata perché l’anno scorso è uscito il suo seguito. L’autore mi è sembrato simpaticissimo, nell’intervista su NPR, e non posso tollerare di non leggere i libri in ordine di uscita.

Quindi grazie alla preziosa biblioteca pubblica in remoto, mi sono tuffata nel mondo di Sully, che sarebbe il prototipo del macho americano working class, che piace alle donne ma è allergico agli impegni di ogni tipo, se non fosse per il suo meraviglioso senso dell’umorismo e profondo affetto per i suoi concittadini, che si rivela nelle forme meno probabili.

I personaggi e i dialoghi sono il forte di questo libro: le interazioni tra Sully e Miss Beryl, anziana insegnante in pensione, sua padrona di casa e forse madre putativa sono impagabili, come anche quelli tra Miss Beryl ed il suo defunto – e parecchio testone – marito, e tra Sully e le varie, meravigliosamente scritte, donne che lo circondano.

La vita di una cittadina dello stato di New York, con un’economia a catafascio e poche prospettive sta sullo sfondo, e se a tratti può sembrare un quadretto idealizzato di main street e brava gente che si barcamena, Russo ci consente volentieri uno sguardo dietro la tenda, dove violenza, povertà, incertezza del futuro e investitori senza scrupoli  sono spesso causa dei mali dei personaggi, anche quando questi tendono ad attribuire le proprie disgrazie a limiti personali. (E non è questa una meravigliosa sintesi del pensiero americano?)

Naturalmente, qualcosa deve cambiare, per mettere in moto gli eventi: il figlio di Sully – professore universitario in disgrazia -torna in città, portando con se il nipotino, e Sully dovrà, suo malgrado, adattare la propria vita ai nuovi eventi.

C’è pure un film con Paul Newman, da qualche parte, se il genere libro/film fa per voi. Leggo che sia un buon risultato di trasposizione.

 

Letto in inglese, su Kindle, prestito della DCPL

I’ venia pien d’angoscia a rimirarti

di Michele Mari

Un altro libro geniale di Mari, anche se in realtà è ripescato dagli archivi, che era diventato irreperibile allora l’editore ha avuto questa buona idea di ristamparlo.

Il fratello di Leopardi osserva le sofferenze interiori del poeta, mentre questi scrive poesie alla luna e studia vari testi per una storia delle tradizioni popolari a cui sta lavorando.

Nel villaggio un grosso lupo fa strage di pecore, ma pare essere imprendibile.

Voci di bestie sanguinarie e misteriose si spandono per la campagna, e non tutto è come sembra tra gli antenati di famiglia.

Il giovane dall’immaginazione fertile arriverà presto ad una improbabile conclusione riguardo al sempre più febbrile Giacomo. Avrà ragione? Avrà torto?

L’idea di per se’ è già straordinaria – il lettore capisce subito dove Mari vuole andare a parare e il divertimento è immenso nel vedere la trama che si districa, le reazioni di un – forse – ignaro Leopardi e la meravigliosa caratterizzazione dei personaggi.

Il linguaggio, mutuato da quello dell’epoca è altrettanto appassionante e complesso.

Il mio limite (ma ripeto, è mio) è che non riesco in nessun modo a star dietro all’enorme erudizione di Mari, e mi accorgo chiaramante che perdo allusioni e riferimenti (Leopardiani e no)  che probabilmente mi renderebbero il libro ancora più godibile.

Ah, beh, è stato lo stesso uno straordinario giro di giostra, e nell’entusiasmo mi sono scaricata un po’ di Leopardi sul Kindle. Magari un giorno…

 

 

L’attentato

di Yasmina Khadra (Sellerio)

Un libro del 2005, edito in italia nel 2006 e inevitabilmente riproposto in giorni cali per gli attentatiti di matrice islamica, L’attentato è scritto da un uomo con preudonimo femminile, ancora più interessamte , da un ex militare.

In un bar di Tel Aviv una bomba esplode e porta con se’ una scolaresca: il dottor Amin jaafari, arabo, chirurgo in carriera, è sconvolto ma lavora alacremente in sala operatoria, finché non gli arriva la notizia che l’attentatrice è sua moglie.

Sconvolto sia dal gesto che dalla propria cecità di fronte a quel che gli stava accadendo in casa, parte per Gerusalemme, dove la moglie aveva passato i giorni prima dell’attentato a casa di famigliari, per cercare di capire le motivazioni del gesto.

Inevitabilmente, la sua percezione dell’ingiustizia e del mondo dell’estremismo islamico è diversa da quella dei popoli arabi della Palestina, da cui egli pur proviene.

La lettura è interessante, visiti i tempi, e capace persino di equilibrio, su un tema che è sottile e pericoloso come un filo tra due montagne.

Il declino degli e-book. O forse no.

Vi ho già parlato del mio meraviglioso Kindle Voyage? Ci arrivo da un prima o seconda generazione, con ancora i tasti sul frontalino. Su questo invece ho luce integrata nello schermo e – per la maggior parte dei libri – la possibilità di vedere il numero di pagina, invece di quel noiosissimo “avanzamento percentuale”.

Prima di partire a raccontarmi quanto mi perdo a leggere libri di carta fate un bel respiro e tranquillizzatevi. Continuo a leggerli. Ma il Kindle mi consente di avere sempre con me un mare di possibili letture (appena scaricata a $0.99 l’opera omnia di Edith Warthon), leggere la sera senza disturbare nessuno, e soprattutto continuare ad approfittare della mia meravigliosa bivlioteca pubblica americana anche a distanza.

Inoltre è anche molto bello scrivere lettere: com’è che continuate a mandare email, invece? Insomma, sono più tradizionalista dei più, ma fare i luddisti non è pratico se vivete a cavallo di due paesi ed un numero imprecisato di città.

C’è anche da dire che l’e-book non ha radicalmente cambiato il modo di leggere: sempre parole nere su sfondo bianco, sempre giriamo le pagine e leggiamo generalmente dall’inizio alla fine.

Infatti, se c’è qualcosa da rimproverare ai produttori di e- readers è proprio questa scarsa propensione al rischio. Cosa si potrebbe fare se si spingesse sull’innovazione?

Intanto le statistiche dello scorso inizio anno davano un calo nell’acquisto di e-books. I giovani li leggono poco, preferiscono i paperbacks, magari usati, a pochi centesimi sulle bancarelle. La flessione belle vendite non è enorme ma visibile. Ricompaiono le librerie piccole e specializzate nelle città, Amazon non riesce, non può, offrire il servizio che il tuo libraio di fiducia offre.

Ma ora pare di no: le ultime statistiche sembrano mostrare una ripresa nella vendita di e-books. Gli autori auto- pubblicanti pare riescano a ricavare un margine di guadagno maggiore che con l’editoria tradizionale.

Ma i librai resistono la formula, e i libri cartacei sopravvivono.

Forse dobbiamo adattarci: possiamo scrivere email, e lettere appassionate su carta color seppia con penne stilografiche ad inchiostro violetto. Possiamo leggere libri tradizionali e su Kindle.

Basta che leggiamo. Basta che scriviamo.

 

Ti spacco il muso bimba!

di Carlo Manzoni

Sono in ritado, lo so, ma questo libro è perfetto per una lettura estiva sotto un ombrellone.

Intenzionalmente assurdo, sgarrupato, e fortemente ironico verso la letteratura di genere, Ti spacco il muso bimba! è un romanzo hard boiled scritto nel 1959 con l’aperta intenzione di prendere in giro gli analoghi polizieschi  che provenivano dagli Stati Uniti all’epoca.

Ma chiaramente, tutte le prese per i fondelli nascondono amore e devozione, e quindi non irrita la messa alla berlina dei vari Hammett e Chandler, ma fa sorridere e magari voglia di rileggere il Falcone Maltese.

Il nostro eroe, un detective alcoolista e donnaiolo, con un cane molto scaltro come socio, si sveglia con in tasca un numero di telefono scritto col rossetto dopo una notte di cui non ricorda altro.

La girandola ha inizio: dark ladies, poliziotti imbranati e altri amichevoli, mafia, deliti della camera chiusa, non c’è topos del genere che non venga infilato nelle esili 150 paginette circa.

Se siete in campagna con la famiglia, intorno a Ferragosto, è perfetto per il post digestione e può anche ispirare – come è accaduto a noi – una parodia con delitto nel luogo di vacanza 🙂

A Brief History of 7 killings

Di Marlon James

Questo romanzo ha vinto il Man Booker Prize nel 2015, ed è così che mi è capitato tra le mani, in un display in biblioteca con i finalisti del premio.

E’ il terzo libro di James, e non so come siano i primi due, ma questo è stato, per me, osticissimo ed appassionante.

Appassionante perché è uno squarcio su un mondo che non conoscevo, la Jamaica di Bob Marley, la vita nei quartieri poveri e violenti di Kinston nel 1976, anno in cui spararono al cantante. I punti di vista di almeno una 20ina di personaggi si alternano nella narrazione, sempre in prima persona, e con un flusso del discorso “fluviale” e ininterrotto.

La parte ostica è proprio la scrittura: James usa il dialetto locale per molti dei personaggi, ed è stata durissima abituarsi al linguaggio ed al ritmo, per non dire dello spelling e delle parole regionali, che a volte mi sono dovuta fermare a cercare per poter proseguire nella lettura,

La narrazione si sposta poi negli Stati Uniti degli anni ’80, raccontando la tensione tra cartelli della droga Jamaicani e Colombiani, e perde molto nella nuova ambientazione.

7 killings è uno smilzo libretto di 700 pagine, quindi avvicinatevi a vostro rischio e pericolo. Ma se vi ci avvicinate, penso valga la pena.

Parte del mio reading challenge 2016.

Lacci

di Domenico Starnone

Un libro che non fa parte del reading challenge, perché il CdV me l’ha infilato in valigia mentre partivo per l’Italia in seguito alla morte del genitore.

E uno si domanda perché, dal momento che parla di una coppia in crisi, ma non una crisi qualsiasi (o forse si, in fondo che ne so delle altre coppie in crisi?), una crisi aspra, cattiva, senza redenzione, ma anche senza soluzione, perché i coniugi non si lasciano, ma si infliggono l’un l’altra la reciproca presenza per il resto della vita, e la infliggono ai figli che a loro volta…

Non vi svelo nulla, come al solito, ma sappiate che il libro è narrato a turno da tutti i personaggi e le cose non sono (quasi) mai quello che sembrano.

La scrittura di Starnone è tesa ed essenziale, bordata di un’ironia tagleinte ma mai eccessiva, non sembra avere pietà per i suoi personaggi, che pietà forse non meritano.

Domenico Starnone sarà ospite il prossimo semestre del dipartimento del CdV, noi saremo in Italia ma stiamo progettando una breve rimpatriata solo per avere l’occasione di conoscerlo. Lo fareste voi?

 

 

Un Paese di Carta

di Laura Benedetti

Disclosure: l’autrice è un’amica, ci conosciamo personalmente

Faccio un’eccezione, non recensisco libri di amici, che pure leggo. Mi levo dall’imbarazzo, se per caso non mi piacciono? (in genere però si, non sarà un caso se sono amici no?)

Non so nenache bene perché mi vado ad infilare in questo ginepraio con questo libro, solo che è finito nella lista del 2016 e io ho ho fatto questo patto con me stessa per il reading challenge

Vabbè.

L’autrice vive tra Italia e Stati Uniti, come me, e questo si riflette sui suoi personaggi. Alice, la matriarca italo americana di una famiglia di Bethesda, MD, muore lasciando l’incombenza alla nipote di riportare le sue ceneri all’Aquila, da cui la famiglia ha origine.

La giovane Sara, 18 anni, parte per un viaggio di scoperta – di se stessa e delle proprie origini – ed incontrerà una città devastata dal terremoto e cittadini (alcuni dei quali suoi parenti) per niente disposti a rassegnarsi alla situazione.

Al contempo, scoprirà qualcosa sulla vita di Alice, sul passato e sul presente dell’Italia, e inevitabilmente su se stessa.

La seconda parte del libro, con il viaggio in Italia, è la perla del libro: oltre alla divertentissima descrizione delle  interazioni piene di buona volontà ma necessariamente minate dal divario culturale tra i personaggi, abbiamo una visione interessante sull’Italia contemporanea. Nonna  Alice non è affatto stata un’emigrante da cartolina, distrutta dalla nostalgia e cristallizzata nel ricordo di un passato che non c’è più. Al contrario, la sua vita in America l’ha cambiata e lei ha accettato il cambiamento, pur mantenendo viva la propria identità attraverso la letteratura, e facendo del proprio meglio per comunicarla alla figlia ed alla nipote. E’ bello vedere un personaggio – e specialmente un personaggio femminile -che fa scelte senza esserne dilaniato, che impara ad accettarsi e ad accettare la propria situazione, che si realizza nel lavoro.

Un tocco di “realismo magico” (e di comicità) è dato dal fatto che Alice, ormai in forma di cenere nell’urna, riesce comunque a vedere cosa le succede intorno, ad emettere giudizi negativi sul pessimo gusto da parte della figlia in fatto di soprammobili, o a riconoscere con affetto vecchi amici.

C’è anche un mistero da sciogliere, collegato al passato, prima di liberare Alice dalla prigione dell’urna.

 

 

 

Super Eliogabalo

Di Alberto Arbasino

Ancora un libro letto per il mio personale Reading Challenge.

Arbasino scrive un romanzo a cavallo tra Roma antica e società del benessere anni ’60. ispirandosi all’imperatore di sinistra fama Eliogabalo per il suo protagonista, che vive in un palazzo tipo Tivoli ma con tutte le modernità, ha quattro mamme con cui divide un rapporto incestuoso, e si dibatte nel tentativo di scofiggere una noia da mancanza di cultura e pensiero.

Il libro, scritto nel 1969, e’ sorprendentemente attuale nelle osservazioni di una società ripiegata su se stessa, alla ricerca della gratificazione immediata e a qualunque costo, che porta ad una guerra causata fondamentalmente dalla mancanza di iniziative.

La scrittura e’ quello che maggiormente colpisce, ovviamente: Arbasino intenzionalmente rifà il verso a tutte le avanguardie letterarie che gli vengono in mente, sospeso tra omaggio e parodia, pericolosamente virando verso quest’ultima. Il pregio del libro, questo continuo saltare da uno stile letteraio all’altro, e i riferimenti storici del presente (dello scrittore) e del passato Romano Imperiale, è anche quello che a tratti lo rende ostico, ma probabilmente solo per me, che non sono minimamente abbastanza colta per apprezzare piu’ del 30% dei rimandi.

Anche cosi’, la scrittura è brillante e certe trovate geniali, la lettura lascia soddisfatti ma ancora assetati.