Dal mio rifugio torinese, sono almeno in parte al riparo rispetto alla grande ondata di ansia e di paura che ha travolto la mia porzione di America in seguito all’elezione di Donald Trump. Ovviamente mi raggiunge grazie ad email e telefonate di amici, e poi i social media: ma sono di quelle che usa i social media per gattini, lune e fotografie di piatti succulenti, quindi mi impressiono meno. (Penso seriamente che sia l’unico modo sensato di usare i Social Media, ma questo è un altro post).
Però una cosa è certa: più ancora di Trump, Paul Ryan, ed il loro gabinetto di estrema destra che si va delineando, mi fanno paura quelle persone che hanno votato per il candidato Repubblicano, chi per estremismo, chi per esasperazione nei confronti della politica percepita come main stream, chi per semplice opportunismo.
Ma chi ha votato per Trump?
Intato, hanno votato per lui i grandi elettori, ma non la maggioranza dei cittadini. Se questo vi stupisce, fate pure un corso accelerato sul sistema del voto americano.
Poi ci sono quelli che non hanno votato affatto: circa la metà degli aventi diritto, a quanto pare. Ma non molti di più di quelli che non hanno votato nel 2012, secondo 538.com, quindi non gli si può attribuire colpe più di tanto.
Lo hanno votato con un margine del 21% i bianchi non ispanici (e qui entriamo nel delirante mondo delle suddivisioni razziali e culturali negli USA). Ovvero i bianchi bianchi. Caucasici, li chiamavano un tempo.
Naturalmente lo hanno votato più uomini, ma anche più donne del previsto – fanno eccezione le donne afro americane, a quanto pare.
Lo ha votato gente senza educazione universitaria, e, di nuovo, specialmente se maschi bianchi.
Non lo hanno votato i giovani, che in compenso non hanno votato volentieri nemmeno per Clinton.
Insomma, la classe operaia bianca, in via di estinzione in America, pare abbia alzato la testa all’improvviso, quando tutti la davamo per persa.
Ma ecco la sorpresa: anche bianchi con diploma universitari tendono ad aver votato per Trump. 49% contro 45%.
Chiaramente prendere tutti questi gruppi singolarmente non ha molto senso. Le variabili razza, genere, scolarizzazione, reddito, vanno tutte soppesate.
Resta il fatto che il nostro a breve sarà seduto comodo nell’Oval Office, i danni che può fare con le camere dalla sua parte sono quasi incalcolabili.
Intanto è già stato danneggiato il clima politico americano, un tempo relativamente pacato e ormai preda di deliri ed insulti come qualunque periferia dell’impero.
Poi sono stati danneggiati i sistemi nervosi dei miei amici, che vivono la politica con fervore religioso (benvenuti a Washington DC), e faticano a staccarsi dai cupi pensieri.
Insomma sediamo e vediamo, e teniamo le dita incrociate.